L’hoarding disorder si configura nel DSM-V come disturbo a sé stante uscendo dalle espressioni sintomatiche OCD e dai criteri diagnostici OCPD. L’impostazione nosografica del DSM nulla ci dice sull’eziopatogenesi dei disturbi (tranne forse nel caso del PTSD) e anche in questo caso non fa eccezione. Mi capita sempre più spesso di leggere articoli che a fianco della matrice di tipo biologico (studi di linkage genetico e neuroimaging) evidenzino una prospettiva […]Read more »
Disturbi di Personalità
E’ esperienza comune nella pratica clinica di chi tratta pazienti con diagnosi di Distubo Borderline di Personalità, la presenza di quadri individuali molto differenziati. Il problema nasce dal noto limite nosologico che affligge il DSM e che talvolta riverbera sia nella ricerca che nello sviluppo dei trattamenti. Tale limite è più evidente quando pazienti molto eterogenei ricadono nella stessa categoria diagnostica ad esempio essendo verificati 5 dei 9 criteri diagnostici […]Read more »
E’ noto come il comportamento di hoarding si presenti spesso in comorbilità con altri aspetti psicopatologici. Molti sono gli studi che hanno cercato di identificare tali pattern di comorbilità. Tuttavia alla luce della nuova definizione di Hoarding Disorder come disturbo a sé stante nel DSM-V tali studi risultano oggi in parte superati sostanzialmente per i seguenti motivi: utilizzo di campione già diagnosticato con OCD (ricordiamo che fino ad oggi l’hoarding […]Read more »
Tra le aree di ricerca che hanno contribuito in particolar modo a definire un livello di comprensione maggiore relativamente all’Hoarding Disorder (o Disposofobia, Sillogomania, Accaparramento Compulsivo, Accumulo Patologico, Mentalità Messie, Sindrome di Collyer) come categoria nosografica a sé, hanno sicuramente un ruolo di primo piano le nuove modalità di indagine “in vivo” delle neuroscienze (PET, SPECT, fMRI, ecc.) unitamente ai più tradizionali approcci neuropsicologici e basati su lesioni. Questo corpus […]Read more »
Da vari anni seguo il tema dell’hoarding sia come manifestazione clinica che come settore di ricerca e l’attenzione, anche mediatica, che il disturbo sta avendo negli ultimi mesi mi sembra meriti un momento di approfondimento sullo stato della ricerca e su quello dei trattamenti. In ambito scientifico gli ultimi 10 anni hanno visto un fiorire esponenziale di studi su quella che prima veniva considerata una manifestazione secondaria di OCD o […]Read more »
L’intervento volto a lavorare sulle capacità metacognitive in prima e terza persona (la capacità cioè mentalizzare i propri e altrui stati mentali) nel trattamento, soprattutto di pazienti con Disturbo di Personalità, è uno dei capisaldi del modello terapeutico di Antonio Semerari e del suo gruppo (del quale Di Maggio ha fatto parte). Tale approccio noto appunto come Metacognitive Interpersonal Therapy (MIT) muove dal cognitivismo di matrice costruttivista e dagli studi […]Read more »