Understanding Medmen

Mi è capitato sotto mano questo articolo abbastanza curioso che si propone di discutere, attraverso un Case Study specifico, in merito ad affidabilità e validità di assessment psicopatologici fatti su soggetti deceduti (quindi postumi) realizzati attraverso resoconti di persone che conoscevano direttamente il soggetto o, nel caso di personaggi famosi (o famigerati come in questo caso), di biografi. L’approccio mi è sembrato abbastanza bizzarro, ma la mia passione per la saggistica storica e politica e la letteratura biografica mi ha spinto ad approfondirne la lettura. In questo paper dal titolo “Understanding Medmen: a DSM-IV Assessment of Adolf Hitler” come sottolinea l’autore il focus non è tanto il personaggio quanto piuttosto il metodo (come tale l’articolo è ben lontano dal voler entrare nell’ambito della questione morale). Tuttavia la “singolarità” della figura ben si presta a ripercorrere tutti gli studi indiretti di valutazione psicopatologica che sono stati fatti dal 1939 in poi.
Il primo report, per la verità abbastanza impressionistico sulla personalità di Hitler, è di Jung che ebbe occasione di incontrarlo durante un occasione formale. Esistono poi almeno un paio di studi di impronta psicoanalitica commissionati dall’Office of Strategic Service inglese nel corso del 1943 ovviamente a fini bellici e basati sulla documentazione al tempo disponibile (fondamentalmente il libro Mein Kampf contenente i lineamenti del programma politico nazista unitamente ad una vasta parte autobiografica ed i resoconti di alcuni collaboratori). Anche dopo la guerra sono numerosissimi (Taylor 1961, Bullock 1962, Fromm  1973, Dawidovitcz 1998, etc.) i tentativi di valutare a posteriori la psicopatologia del dittatore soprattutto per trovare un significato agli aspetti più deliranti della dottrina nazista (l’olocausto e la “soluzione finale”), anche se nessuno di questi arriva ad alcun grado di accordo su quello che appare un fenomeno semplicemente “incomprensibile”(Rosenfeld 1985).
Ci riprova Coolidge nel 2007 con questo studio tentando un assessment basato sui criteri del DSM IV. Il metodo prevede il coinvolgimento di 19 biografi di Hitler con alle spalle almeno 10 anni di studi in merito (per vari motivi, tra i quali dubbi metodologici, solo 5 aderiranno). Viene chiesto loro di valutare Hitler nel suo periodo di vita tra i 18 e i 43 anni (1907-1933 anno in cui diventa cancelliere) con  il CATI (informant version) che misura 12 disturbi di personalità DSM-IV e 2 DSM-III, un sottoinsieme di disturbi di Asse I e aspetti di tipo neuropsicologico.
L’ipotesi iniziale è che la diagnosi finale sarebbe stata di schizofrenia paranoide. I valori elevati sulle scale del pensiero psicotico e della paranoia sembrano confermare questo dato anche se rimane quantomeno dubbio come un disturbo invalidante come la schizofrenia si possa coniugare con il grado di consenso e l’ascesa ad una posizione di potere quale quella di un dittatore. Inoltre appare un dato inaspettatamente alto sulla scala PTSD essendo alcune delle sue componenti (incubi, rabbia, ansia, apatia, instabilità delle emozioni etc.) fortemente presenti nella biografia di Hitler. In merito ai disturbi di Asse II ci sono valori significativi sulla scala Antisociale, Narcisistica, Paranoide ed in misura minore Borderline.Al di là di tutti gli aspetti statistici sottolineati nel paper a sostegno dei risultati, gli stessi autori ammettono che ci sono almeno un paio di punti fortemente deboli in questa ricerca. Sebbene l’accordo degli informant risulti statisticamente alto, il campione è piccolo (5 informants). Inoltre non è verificabile la capacità degli informants di valutare la vita del dittatore “solo fino a 43 anni” come da consegna del CATI separandola dall’intera parabola esistenziale. A questi dubbi a mio parere va aggiunto il fatto che i valutatori non sono in questo caso persone con conoscenza diretta, prolungata, approfondita e continuativa del soggetto ma, in qualità di biografi, utilizzano come base di conoscenza materiale per così dire di “terza mano” con tutte le distorsioni storiche e letterarie in esso contenuto.
More about Soldaten

Benché l’articolo pur con tutti i limiti elencati abbia un suo interesse, per chi volesse approfondire il tema storico della germania pre-bellica con un taglio psicologico, consiglio piuttosto questo libro di Harald Welzer e Sönke Neitzel “Soldaten – Protokolle vom Kämpfen, Töten und Sterben”. In questo caso, secondo un’ottica psicosociale, è stata fatta una vasta analisi linguistica sullo sterminato materiale delle intercettazioni ambientali dei prigionieri tedeschi nei campi di prigionia americani, identificando (in parte) gli aspetti culturali e le cornici di riferimento della Germania dall’inizio del ‘900 al ‘45.

Fonte: Frederick L. Coolidge, Felicia L. Davis, & Daniel L. Segal “Understanding Madmen: A DSM-IV Assessment of Adolf Hitler” Individual Differences Research 2007, Vol. 5, No. 1 pp. 30-43

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